Esattamente un anno dopo la prima esposizione di Oppeano è stato riproposto un evento dedicato allo stalking.
"Ti Amo...". è il titolo di questo percorso, un titolo volutamente provocatorio per questo duplice cammino, fotografico è narrativo.
L'intento è quello di raccontare questo tema così delicato, senza riproporre immagini stereotipate di crudele e quotidiana violenza, ma scatti che provino a portare l'osservatore ad una riflessione ed una sensibilizzazione sullo Stalking.
Da dove nasce l'idea di questo progetto? Non poteva che nascere da una fotografia, uno scatto casuale fatto al MAXXI di Roma nel 2018. In una sala venivano proiettate alcune immagini e con una amica, abbiamo improvvisato un gioco frapponendoci tra lo schermo ed il proiettore andando così ad inserire delle silhouette all'interno della scena stessa, tra i vari scatti, è saltata fuori questa foto:
Cosa mi ha colpito di questa immagine? Sono state le proporzioni, la figura a sx con il telefono domina la scena, la figura al centro più piccola, molto più piccola, con una postura che sembra dimessa, scura, soffocata, oppressa, mi ha trasmesso una sensazione di persecuzione e di angoscia, ho pensato: questo è STALKING. Da questo scatto è partito il progetto, un progetto aperto, un progetto che ha il desiderio e forse la presunzione di diventare itinerante, nell’esposizione di Legnago sono state presentate fotografie inedite, scatti realizzati nel 2020 ed anche nel 2021, in piena crisi pandemica.
Ma perché fermarsi ad una mostra fotografica? Perché non provare a dare voce alle fotografie? Perché non provare a raccontare e raccontando, provare a sensibilizzare ed accompagnare ad una profonda riflessione?
La storia di pura fantasia, si basa su scatti di strada realizzati in Italia e in Europa, la narrazione racconta la relazione tra "Anna" e "Marco" ed il loro amore pieno di luci e di colori, ma questa loro strada inizialmente piana e luminosa comincia a diventare tortuosa, ad inerpicarsi e a salire fino a diventare cieca.
Il video dell’inaugurazione e della narrazione.
Venerdì 8 ottobre 2021 si è poi tenuto, sempre al Centro Ambientale Archeologico di Legnago, a cura della Commissione Pari Opportunità un importante convegno sull’amore molesto, sono intervenuti l’avvocato Toufik Riccardo Shahine che ha illustrato le tematiche e le problematiche giuridiche che possono incontrare chi è vittima di stalking, e la dottoressa Franca Consorte che prendendo spunto dalla narrazione ha esposto una profonda ed esauriente riflessione su questo delicatissimo tema.
Un estratto dell’intervento di Franca Consorte (psicologa)
“Ti amo” non è una espressone di innamoramento, ma il modo per colmare un vuoto affettivo quando è accompagnato alle espressioni “non posso stare senza di te… sarai sempre mia…mi manca l’aria se non ci sei..”; in queste espressioni infatti si colgono due pensieri in antitesi: affetto e possesso. L’amore viene vissuto in maniera autocentrata, come sentimento che soddisfa un proprio bisogno: l’altro non esiste come soggetto, ma è l’oggetto utile al soddisfacimento del bisogno!
In questa visione l’amore si trasforma in ANTI-AMORE, perché si focalizza sul possesso e non sulla condivisione e il rispetto, c’è il desiderio che l’amato resti sempre suo, che non vada mai via!
AMARE invece significa anche accettare che l’altro possa avere una propria identità, accettare e ascoltare anche i bisogni dell’altro per crescere insieme nella diversità. Il possesso e il controllo, le minacce per ottenere l’esclusività è il segnale di un sentimento pericoloso che nulla ha a che fare con l’amore.
La violenza si attiva quando si vuole trattenere a sé con la forza, il ricatto, la paura, un’altra persona, profanandone la reale identità.
La visione del possesso ha anche una componente sociale e antropologica che attribuisce alla donna come ruolo e scopo un unico destino: “essere madre”. Ciò deriva da una cultura ideologica che mette in contrapposizione la donna EVA (libera nel pensiero e nell’agire e per questo pericolosa e portatrice di distruzione) e la donna MADRE MARIA (mansueta, obbediente e fattrice e quindi fonte di bene). Ridurre la donna al silenzio, strappandole la vita è un modo per colpire la sua autonomia, la sua ribellione al ruolo a cui l’aveva messa il suo aggressore.
Chi agisce violenza vuole attraverso comportamenti persecutori minare l’equilibrio psicofisico della vittima per ridurre quest’ultima in uno stato di paura, vergogna, sensi di colpa, che la conducono all’annullamento psichico.
Il profilo psicologico del maltrattante si può definire come quello di un uomo insicuro (paura della perdita), ambivalente (amore/odio), ansioso (ossessionato dal possesso); se dovessimo tracciare una tipologia legata al comportamento messo in atto potremmo identificare:
Il risentito: ex partner lasciato che si vuole vendicare della rottura giudicata ingiusta e quindi agisce con azioni che hanno lo scopo di fargliela pagare, sia agendo sui social con attività di stalker, sia agendo sugli oggetti della persona, come l’auto, per arrivare ad agire direttamente sull’incolumità della vittima;
Il bisognoso di affetto: vuole creare e mantenere una relazione affettiva esclusiva, per questo tallona la partner e non le permette di manifestare affetto per nessun altro, anche se fosse un familiare o un figlio;
Il predatore: ha un desiderio costante e opprimente di possedere e questo aumenta in maniera proporzionale alla paura della vittima.
Anche anche per le donne si evidenziano alcune fragilità soprattutto legate alla propria identità, non avere abbastanza stima di sé e di chi si vorrebbe essere. Questa insicurezza lascia spazio a delle fragilità che vengono colmate dal maltrattante che offre amore e comprensione. In questo modo la vittima si consegna al persecutore e si crea un legame ambivalente e non equilibrato.
Finisco la mia riflessione con un pensiero: “Ti amo non è per sempre, ma ancora per scoprire…”
Franca Consorte
Di seguito le foto inedite esposte nella mostra di Legnago, solitamente non amo le didascalie nelle foto, preferisco lasciare all'osservatore una sua personale interpretazione, generalmente è sufficiente il titolo ad accompagnare l'immagine. Ma in questo caso la scelta di aggiungere la didascalia ha lo scopo di provare ad immergervi in ogni scatto, nella situazione rappresentata cercando di stimolare una più attenta riflessione.
Le didascalie sono a cura di Luana Marconcin
Il dolce ricordo di noi, alimenta rabbia e tormento…
Sto soffocando tra queste mura… da uno splendido castello sono passata alla prigione…
Ti amo e ti odio…e ne sono tormentato!
Una luce in fondo al tunnel? No, per me è stato l'opposto...
Cercavo di spiegarti come mi sentivo, ma il mio era solo un monologo…
La mia insicurezza mi faceva sentire onnipotente…
Mi sentivo soffocata, non avevo più spazio per muovermi… sentivo i rumori del mondo dalla mia prigione…
Non sono “amori”, sono legami patologici, fatti di paura, possesso e dipendenza…
L’ acqua del mio bicchiere non ha memoria, per questo è così calma e trasparente!
La barriera ora è il giudizio… mentre annego in un mare di ricordi…
Il passato non lo posso cambiare, ma se trovo il coraggio di cambiare il presente, cambierò anche il mio futuro.
A conclusione di questo articolo ripropongo il servizio andato in onda su Telearena il 05 ottobre 2020 sulla prima edizione dell'evento svoltasi all'Auditorium Don Remo Castegini di Oppeano.