In quella che viene definita da molti la più bella città del mondo, Venezia vive nella perenne incertezza, in un costatante precario equilibrio, nella speranza che Zeus sia clemente con lei, unica per la totale assenza di macchine, macchine intese come automobili, che per inciso, il sottoscritto in una scena fotografica fa il possibile per non inserirle, perché le ho sempre ritenute disarmoniche in una foto; unica anche nella sua immortale fragilità, Venezia è una piccola bomboniera, con le sue calli, i suoi campi o campielli, le sue corti, le sua fondamenta, i suoi rii ed i suoi porteghi, e quindi tra porticati e colonne, nella mia visita, subito dopo la fine del lockdown, in una Venezia incredibilmente solitaria, ho scoperto La Venezia dei soli Veneziani, o quasi.
Maggio 2020, dopo più di due mesi di lockdown totale si può nuovamente spostarsi all’interno della propria regione, ho pensato subito a Venezia, ho pensato che probabilmente l’avrei trovata come mai mi era capitato in passato. E’ il 20 maggio, un giorno feriale, si parte la mattina di buon ora, autostrada Serenissima ed arrivo a Piazzale Roma, da qui parte il mio racconto di una Venezia quasi spaesata ed incredula, ma anche più intima ed ancora più bella.
Copyright (c) 2017 Pasquale Cotugno
Il ponte della Costituzione, meglio conosciuto come il ponte di Calatrava, attraversa il Canal Grande collegando Piazzale Roma alla stazione di Santa Lucia. Inaugurato nel 2008 è sempre stato accompagnato da numerose polemiche, dalla eccessiva durata dei lavori, ai costi superiori a quelli previsti, fino alla scarsa accessibilità per i disabili.
Siamo a due passi da Ponte di Rialto, queste sedie e questi tavoli sono accatastati in attesa di poter riprendere il loro posto, momentaneamente sospesi e in attesa che tutto o quasi torni come prima.
Ed eccoci a Ponte di Rialto, poche, pochissime persone, tavolini desolatamente vuoti.
Questa sarà l’unica immagine a colori di questo mio piccolo racconto, il richiamo di quelle due magliette arancioni è stato troppo forte.
Gesti semplici, spazi solitamente affollati di forèsti sono ora tornati ai Veneziani, un aperitivo, un caffè, una lettura del quotidiano, rigorosamente sulla pagina di Venezia.
E’ mezzodì, luce dura, difficile da gestire, trovo un’insolita e pressoché deserta San Marco, una situazione che aumenta il fascino di questa piazza che in questa veste sa di fiabesco.
I portici di Palazzo Ducale
La corsa per il vaporetto, ma non c’è nessun rischio di affollamento.
Un panorama unico, una sosta senza premura, c’è tutto il tempo per goderne appieno tutto il suo splendore.
L’Arsenale di Venezia è un antico complesso di cantieri navali e officine fondato nel 1100, costituisce un’estesa parte della città insulare, a partire dal XII secolo fu cuore pulsante dell’industria navale veneziana, ed è legato al periodo più fiorente della Serenissima. In tempi moderni e più precisamente dal 1980 è diventato luogo espositivo della Biennale.
Calli, campi, corti, fondamenta, rii e porteghi, difficile trovare più di una persona.
Solo per i miei occhi
Che siano apparsi i fantasmi a San Marco?
Questa immagine l'ho lasciata per ultima, forse perché nel mio immaginario è quella che più rappresenta la Venezia che ho incontrato in una anonima giornata post lockdown, un cagnolino mi guarda incuriosito e con sospetto, probabilmente non si aspettava un foresto, e che questi interrompesse un silenzio al quale si era ormai abituato.